Ormai Kaila era certa che i suoi sogni non fossero solo immagini confuse rielaborate dalla sua mente, ma precise visioni del futuro. Dapprima aveva incontrato quel ragazzo. Mallory. Il ragazzo che da settimane le faceva compagnia ogni volta che si addormentava. Non sapeva di preciso che aspetto avesse ma ricordava alla perfezione quel suo sorriso gentile. Adesso era lì con lei e sembrava intenzionato ad aiutarla. Avrebbe potuto barattarla in cambio dei suoi amici catturati dagli sgherri di Nikolas, ma non l'aveva fatto. Forse aveva finalmente trovato quell'alleato di cui tanto aveva bisogno. Inoltre quel suo amico, Elliot, sembrava essere un mago molto potente. Li aveva messi a riparo dagli inseguitori creando un altissimo muro di fuoco.
Ora stava avendo la conferma di quel potere, ma nel peggior modo possibile. Un'altra delle sue visioni le aveva mostrato un branco di lupi inferociti che la ghermivano ed era esattamente quello che le si stava parando davanti. Avevano trovato rifugio in una piccola radura sulla cima della collina, ma a causa della sua fretta di allontanarsi il più possibile dagli uomini dell'esercito, erano finiti nella trappola di un branco di lupo. Li stavano aspettando. Era dalla sera precedente che li sentiva ululare. Pazienti e scaltri. Avevano atteso che lei e il suo nuovo gruppo si trovassero nel loro territorio e lì li avevano sorpresi. Erano circondati.
Kaila ne aveva contati quattordici, ma non era sicura di riuscire a vederli tutti. Inoltre la barella della ragazza con la gamba rotta li metteva in condizione di non potersi mettere schiena contro schiena. Non avevano modo di difendersi. Inoltre Elliot non sembrava in grado di replicare il miracolo del fuoco. Erano soli. Erano perduti.
I lupi si erano disposti a cerchio intorno ai ragazzi. Sguardo fisso sulle prede. Ringhiavano. Sbavavano. Aspettavano solo un gesto del capo branco. L'autorizzazione ad attaccare. Il permesso di ammazzare. Si avvicinavano lentamente. Un passo alla volta. Le nuvole coprirono la luna.
Gli occhi affamati e crudeli dei lupi scintillavano al buio. Uno di loro, il più grande, con il suo lucente pelo argentato, si avvicinò in direzione di Kaila. Era di sicuro lui il capo branco e aveva scelto la sua preda. Gli altri si sarebbero dovuti accontentare degli avanzi. Il respiro di Kaila si fece affannoso. Il terrore le immobilizzava i movimenti. Sentiva da dietro le voci dei suoi compagni che imprecavano. Elliot tentava in tutti i modi di lanciare un incantesimo ma non c'era verso. Forse nella paura la magia annegava. Eppure doveva esserci qualcosa. Un modo. Non poteva finire così.
Le venne da piangere. Non per paura, ma per rabbia. Frustrazione. Era quello il sentimento che annebbiava la mente di Kaila. Aveva tanti progetti, tante cose da fare. Voleva ritrovare le sue origini, l'isola perduta di Andalia. Probabilmente se avesse letto il diario della madre quando ne aveva avuto l'occasione adesso avrebbe saputo cosa fare. Forse avrebbe saputo del pericolo e avrebbe scelto una strada diversa. Magari avrebbe portato qualcosa. Qualche arma per tenere a bada i lupi. Forse avrebbe potuto nascondere la refurtiva altrove. Certo, in quel caso non avrebbe incontrato i suoi nuovi amici, ma almeno sarebbe sopravvissuta.
Il cuore le batteva all'impazzata. Lacrime silenziose le scesero lungo le guance e caddero nel vuoto. Volare via. Ecco cosa avrebbe voluto. Un salto da una torre o da un burrone, qualcosa di scenico ed emozionante. Qualcosa di gestibile. Qualcosa che potesse metterla in salvo. Strinse forte il pugno sulla piccola chiave che portava sempre appesa al collo. Strinse fino a sentire il freddo metallo penetrarle nelle carni. Una lieve goccia di sangue le inumidì il palmo della mano e scivolò lungo il braccio.
Il lupo argentato spiccò il balzo. Agile e veloce. Aveva una certa grazia in quel movimento così mortale. Le fauci spalancate puntarono verso la candida gola di Kaila. La ragazza strinse gli occhi con tutta la forza possibile come per fuggire da quell'orrore. Non vide il lupo azzannarla. Non lo sentì neanche. Senti solo una specie di ruggito e poi il guaire di un animale ferito. Un lamento riconducibile più ad un cane bastonato che ad un lupo feroce.
Aprì gli occhi e vide un altro lupo dal mantello bruno. Si era avventato sul capo e lo aveva morso alla gola. Non con forza. I denti del suo salvatore erano stretti abbastanza da tenere fermo il lupo argentato ma non abbastanza da lacerargli la cute. I due lupi si rotolarono nella terra come due ragazzini in una zuffa. Si alternavano l'uno sopra all'altro. Cercavano di mordersi a vicenda senza successo.
Quella specie di balletto andò avanti per qualche minuto. Kaila rimase per tutto il tempo con il fiato sospeso. Non capiva se il nuovo arrivato volesse salvarla o semplicemente reclamare il posto di capo branco. La lotta era rapida e feroce. I due animali erano veloci e forti. Sembravano equivalersi. Il lupo argentato cercò di addentare la zampa posteriore del suo avversario che scansò l'attacco allontanandosi di qualche passo. Il branco attendeva l'esito dello scontro senza muovere un pelo. Alcuni si erano messi seduti. Uno si stava grattando via qualche pulce con la zampa. Altri si erano sdraiati a terra e sembravano fermamente intenzionati ad appisolarsi.
I due contendenti si fissarono a lungo ringhiando e mostrando i denti. Il vincitore di quello scontro avrebbe deciso la loro sorte e Kaila in cuor suo stava facendo il tifo per il lupo bruno. Sorrideva ogni volta che questo assestava un colpo al lupo argentato. Si incupiva quando invece aveva la peggio. Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto di loro il suo paladino se avesse vinto, ma di sicuro sapeva quali erano le intenzioni dell'altro. Meglio puntare sulla speranza di salvezza che arrendersi all'inevitabilità della morte.
La situazione era in stallo. I due animali si fronteggiavano e si minacciavano ma nessuno sembrava voler sferrare l'ultimo attacco. Il lupo argentato alla fine si decise e puntò diritto al ventre dell'altro. Il colpo andò a segno. Il lupo bruno si girò di scatto con uno sguardo omicida e assestò un pugno sul muso dell'altro. Un pugno? I lupi possono dare pugni? Da quel che Kaila ricordava, per dare un pugno bisognava avere a disposizione almeno una mano. Meglio se di mani se ne hanno due, così con l'altra si può parare il contrattacco dell'avversario. Ma i lupi non avevano le mani, avevano le zampe. Eppure lei aveva chiaramente visto un pugno.
A guardare bene adesso quel lupo si reggeva con le gambe su due... piedi... aveva mani e piedi e non sembrava più tanto un lupo. Il muso era 'giusto', ma tutto il resto era sbagliato. Un lupo con braccia, gambe e dorso. O forse un uomo con il muso. Un uomo piccolo. Molto piccolo. Un metro o poco più. Guardando con più attenzione anche l'altro aveva sembianze umane. Il muso. Kaila se lo ricordava decisamente più lungo mentre le ringhiava e le puntava il collo con sguardo famelico.
Perplessa si girò e si guardò in torno. I lupi erano spariti. Al loro posto c'erano degli omuncoli seduti, sdraiati o accucciati. Tutti visibilmente annoiati. "Quando avete finito di litigare, voi due, potreste darci delle spiegazioni?" chiese una voce da dietro di loro. I lupi parlano anche?
"Karl! Holtz! Piantatela di fare i ragazzini" disse un'altra voce. Uno dei due contendenti -era difficile ormai distinguerli visto che non avevano più il manto ma della semplice e banale pelle- spinse l'altro contro il tronco di un albero e ce lo tenne bloccato premendogli con l'avambraccio sulla gola. "Lei no! Non è un pericolo! Possibile che tu non l'abbia riconosciuta?"
L'altro 'lupo' guardò in direzione di Kaila. La sua espressione si rilasso e i suoi movimenti si calmarono. "S-sei sicuro che sia lei? La ragazza dagli occhi dorati? Quella della profezia?"
"Già! E per poco tu non la sbranavi!"
"Non è colpa mia. Non è che abbia un cartello in fronte con scritto 'Ehi, guardatemi, sono la prescelta'. Tu come fai ad esserne sicuro?"
"Occhi dorati! Ciondolo a forma di chiave! Due ragazzi vestiti strani al suo seguito! Ti dice niente?"
Evidentemente gli diceva qualcosa, perché il nano immobilizzato abbassò lo sguardo e distese le braccia. Un chiaro gesto di resa. Avevano un vincitore! Kaila lo guardò con più attenzione e distinse i capelli corti e ricci. Erano bruni come il manto del lupo che le era venuto in soccorso. La luna fece capolino dalle nuvole e lo illuminò meglio. Aveva profondi occhi blu e un naso molto pronunciato. Il volto coperto da cicatrici che nascondevano la sua età, ma sembrava discretamente giovane. L'altro invece -ora Kaila lo vedeva bene- aveva capelli grigi ed occhi verdi. Il capo branco.
"Vi chiedo scusa per il comportamento di mio fratello!" disse il lupo bruno. "Mi chiamo Holtz e insieme ai qui presenti facciamo parte della comunità Hang-Wick, ovvero dei Nani Lupo".
Dalle sue spalle Kaila sentì alcune voci. Alcuni dicevano il loro nome, altri semplicemente accennarono un saluto con un gesto della mano. "Non volevamo spaventarvi! O meglio, volevamo! Ma solo perché temevamo che foste degli aggressori! C'era giunta voce di alcuni soldati che circolavano sulla nostra collina!"
Kaila era confusa. Ancora non riusciva bene ad inquadrare la situazione. Gli occhi avevano visto delle cose che la mente non riusciva ad interpretare. Rimase muta ed imbambolata. Guardò il suo ciondolo e si accorse che lo aveva lasciato e che era sporco di sangue. Non realizzò subito che quel sangue fosse il suo, pertanto lo afferrò spaventata come se volesse proteggerlo. Il nano Holtz doveva aver intuito i suoi pensieri. Si avvicinò e le sorrise. "Non avere più paura. Non ti faremo del male. C'è stato un malinteso, ma noi vi aspettavamo da tanto tempo ormai. Pensavamo foste dei soldati, per questo vi abbiamo attaccato". Soldati. Quella parola risvegliò qualcosa nella mente di Kaila. "I soldati. Ci stanno inseguendo!"
Urlò quasi con le lacrime agli occhi. Tutta la tensione, il nervosismo e la paura si sciolsero nelle sue lacrime. "Non ti preoccupare. Ora siete sotto la nostra protezione. Vi porteremo nel nostro villaggio".
"Ehm, Holtz, giusto?" si intromise Mallory "Non è per fare il guastafeste, ma quei soldati hanno catturato due nostri amici. Non è che potete aiutarci a salvarli? Sempre se non è di troppo disturbo" concluse con voce preoccupata.
"Come ti chiami ragazzo?" fece Holtz.
"Mallory, lui è Elliot e la ragazza nella barella è Lara. Ora che abbiamo fatto le presentazioni possiamo andare a salvare i nostri amici?"
Holtz guardò alle spalle dei ragazzi e fece un cenno con la testa. Otto nani si ritrasformarono in lupi e scattarono tra i tronchi degli alberi. I loro passi veloci erano quasi impercettibili e in breve furono lontani dalla vista. "I miei uomini si occuperanno dei soldati. Altri compagni stanno già setacciando la collina. Li troveremo. Intanto vorrei che mi seguiste. La vostra amica Lara sembra aver bisogno di cure e sono più che sicuro che il nostro capo villaggio sarà molto felice di vedervi".
Mallory non sembrava essere particolarmente d'accordo, ma Elliot riuscì a trovare il modo di farlo stare buono. Lara adesso era la priorità. Poi sarebbero potuti andare a cercare gli altri. A conti fatti, cosa mai avrebbero potuto fare due ragazzini soli contro due soldati esperti? Era il momento di ritirarsi e di curare le ferite. Lara era in quelle condizioni da quasi due giorni e il suo fisico si era molto indebolito. Ormai era priva di coscienza da ore, tremava e sudava freddo. Mallory guardò la ragazza per qualche istante e si arrese.
Holtz aveva osservato la scena in silenzio. Non sembrava voler imporre a nessuno il suo volere. Probabilmente se solo ne avessero espresso il desiderio, li avrebbe lasciati andare. Kaila cominciava lentamente a riprendersi. Più recuperava lucidità e più domande si affollavano nella sua mente. Ricostruì a mente il discorso fra Holtz e suo fratello. Prescelta. Profezia. Ciondolo. Parole che rimbombavano nella sua testa e alle quali lentamente cercava di dare un senso. La attendevano da tempo. Sapevano del suo arrivo come lei sapeva che sarebbe stata aggredita da loro.
Si maledì per l'ennesima volta per non aver ancora trovato il tempo di leggere il diario. Era sicura che lì avrebbe trovato tutte le risposte di cui aveva bisogno.
Si incamminarono lentamente verso valle. Mallory ed Elliot avevano stoicamente sostenuto il peso di Lara per tutto il tempo senza mai abbandonarla. Adesso però due nani del gruppo si erano offerti di dar loro il cambio e i ragazzi avevano accettato con titubanza. Ancora non si fidavano dei nuovi arrivati, ma materialmente erano troppo stanchi per rifiutare l'aiuto. Adesso i due ragazzi camminavano al fianco di Kaila come per proteggerla. Lei dal canto suo era tranquilla, non si sentiva più minacciata, ma le fece piacere quel semplice gesto di amicizia.
Seguirono Holtz ed i suoi uomini per quello che sembrò un tempo infinito. La luna era di nuovo coperta e facevano fatica a vedere la strada. I nani sembravano non aver alcun tipo di problemi, mentre Kaila continuava ad inciampare. Ogni volta che perdeva l'equilibrio Elliot e Mallory si litigavano il privilegio di poterla sorreggere e Kaila ne fu lusingata. Seguirono un percorso a tornanti che ricordò a Kaila l'inizio del viaggio col fratello. Felz. Se ne era quasi dimenticata. Anche il fratello poteva essere in pericolo e di sicuro lei non sarebbe riuscita a tornare indietro in tempo per il loro appuntamento. "Scusami, Holtz, mio fratello potrebbe essere in pericolo e mi chiedevo..." il nano non le lasciò il tempo di concludere la frase "Dove si trova adesso?"
"Stamattina è partito per Salingar, a quest'ora sarà arrivato".
"Non ti preoccupare, manderò qualcuno ad avvisarlo e in caso a soccorrerlo". Si voltò e indicò una direzione ad un paio di nani "Recuperate quelli del clan di Jeshua e recatevi a Salingar". In tutta risposta i due si trasformarono in lupi e sparirono tra le ombre bella foresta.
"Ma non dovreste aver bisogno della luna piena per trasformarvi?" chiese Mallory guardando stupito la scena. "Cosa intendi ragazzo?" Holtz sembrava incuriosito dalla domanda e anche Kaila non ne capiva il motivo. "Dalle nostre parti c'è una leggenda su degli uomini che con la luna piena si trasformano in lupi. Li chiamiamo Licantropi". Holtz sembrava ancora più perplesso e non sapeva che dire. "Noi non siamo... come li hai chiamati? Licontrapi? Noi siamo Mutaforma". Questa volta fu Karl a parlare mentre fu il turno di Mallory per assumere un'aria perplessa. Kaila conosceva diverse storie sui mutaforma. Suo fratello gliele raccontava da piccola per spaventarla. Non ne aveva mai visto uno dal vero ma conosceva i loro poteri. "I mutaforma, che siano uomini, nani od orchi, possono trasformarsi in quello che vogliono ma da piccoli scelgono una determinata forma e le rimangono fedeli per il resto della vita". Mallory sembrò quasi del tutto soddisfatto della spiegazione di Kaila. "Quindi potete assumere tutte le forme che volete ma vi trasformate sempre e comunque in lupi?". Holtz era divertito dal discorso. "Beh, meglio lupi che pipistrelli, no?" Mallory non capì subito la battuta, ma gli altri nani la trovarono molto divertente. "Uff, secoli e secoli di leggende da stracciare!" Sentenziò alla fine.
Arrivarono infine in una piccola radura circondata da querce secolari. Le alte ed imponenti chiome non permettevano la vista del cielo. Quel posto doveva essere molto buio anche in pieno giorno. Mallory estrasse una strano bastoncino di metallo dalla sua sacca, ne girò la punta e da quella scaturì una piccola luce. Kaila non aveva pensato che anche Mallory potesse saper usare la magia, ma dopotutto non doveva esserci nulla di strano visto quello che era in grado di fare Elliot. Il piccolo fascio di luce vagò sperduto nel buio della radura senza mai incontrare nulla se non i volti infastiditi dei nani. Kaila si guardava in giro ma non capiva perché si fossero fermati lì, eppure sentiva che qualcosa le stava sfuggendo.
Tutti gli astanti sghignazzavano divertiti all'indirizzo dei tre ragazzi perplessi. Holtz prese Kaila per le spalle e la girò lentamente verso la parete e fu allora che la vide. Una enorme apertura nella roccia. Una grotta gigantesca. Grande abbastanza da permettere il passaggio di un paio di troll uno sulle spalle dell'altro. Era lì davanti ai suoi occhi eppure non l'aveva notata. "E' un filtro di percezione" disse Holtz leggendo lo stupore nei suoi occhi. Anche Mallory ed Elliot rimasero sbigottiti nel vederla. "Una magia per renderla invisibile?" chiese Elliot. "Magia si, invisibile no! Su questa radura è stato imposto un sigillo che non ti fa venir voglia di guardare nella direzione dell'ingresso. Tu ci passi davanti e semplicemente non la noti. Per rendere una cosa invisibile serve un afflusso continuo di magia, mentre per un sigillo basta l'energia del momento dell'imposizione. E' decisamente più semplice e meno impegnativo" spiegò allegro Holtz davanti ai volti stupefatti dei ragazzi.
Il gruppo entrò nella grotta seguendo i passi esperti di Holtz. Uno dei nani si avvicinò alla parete, vi appoggiò sopra la mano e pronunciò poche incomprensibili parole. Fuochi e fuochi si accesero lungo le pareti della grotta. Le fiaccole presero vita e irradiarono la loro luce in tutta la galleria. Ormai Kaila non sapeva più come esprimere il suo stupore. La grotta aveva le pareti levigate, i porta-fiaccole erano situati a distanze regolari e il pavimento era perfettamente piatto e ricoperto di brecciolino. Quella non era opera di madre natura, bensì il frutto di un lavoro minuzioso. La temperatura si alzava man mano che avanzavano e il suo corpo intorpidito iniziò a recuperare sensibilità. Sentì uno ad uno tutti i lividi e i graffi che si era procurata in quell'interminabile giornata. Si sentì debole e affamata. Il pericolo adesso era veramente scampato e il peso della stanchezza le piombò addosso come un macigno.
La galleria si concluse con un'apertura che dava su un enorme balcone. Ai lati c'erano due sontuose scalinate che permettevano di scendere di una ventina di metri. Elliot e Mallory corsero al parapetto e urlarono il loro stupore. Si appoggiarono di peso sulla balaustra per sporgersi di più. Kaila si avvicinò lentamente e alla fine si intromise tra i due. Sotto di loro si estendeva una grande città di case in pietra e strade in terra battuta. I tetti rossi a fungo ricordavano quelli del borgo dal quale si era separata quella mattina. Mercati. Ville. Negozi. Luoghi di culto. In alto una sontuosa volta sorreggeva il peso della collina e al centro una specie di enorme gemma irradiava una luce calda su tutta la città.
Quella era Hangwick. La vera Hangwick. La città dei Nani Lupo.
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molto bella..io adoro i racconti sui lupi! e sulle trasformazioni degli spiriti..bravo! mi piace questo tuo blog :D tami
RispondiEliminaGrazie, sono contento che ti piaccia e di averti tra i miei lettori!
RispondiEliminaAttendo le tue opinioni sui capitoli a venire :D
.... Un pugno? XDDDD
RispondiEliminaCmq basta che dalla grotta non scappi fuori un P.Z. [cit.] XD